Camminava appoggiandosi al bastone e il sordo tonfo di quella punta arrotondata su duro selciato lasciava scandire, lentamente e inesorabilmente, il tempo che passava. Tutti i giorni passava di lì. Ogni volta che incontrava qualcuno si fermava e alzava lo sguardo che normalmente aveva fisso verso quella terra che, una volta trampolino di corse e slanci, diventava per lui sempre più lontana.
"Correte, correte" pensava fissando ammirato la voglia di vivere "verrà il tempo in cui penserete non solo a quello che dovrete fare, ma a quello che non siete riusciti a fare".
Camminava per meno di un'oretta fino a che, arrivato in cima alla salita si sedeva sul muretto che chiudeva la strada verso il precipizio. La strada era la strada del paese che in quel punto, finite le ultime case si allontanava verso i boschi e verso la montagna. Da quel punto poteva fare viaggiare lo sguardo dove le sue gambe non potevano portarlo. Era in collina, nella prima collina all'inizio della grande pianura e davvero da lì poteva vedere lontano: la strada in curva gli permetteva di allontanarsi non solo verso la pianura, ma anche verso quella montagna che tante volte aveva dominato.
Una volta arrivato prendeva dalla tasca un fazzoletto; usandolo come strofinaccio puliva quei sassi irregolari, vi stendeva lentamente il fazzoletto, appoggiava il bastone, e finalmente si sedeva lasciando una gamba appoggiata a terra, adagiando l'altra lungo il muro. Dalle tasche prendeva poi alcune briciole, le spargeva attorno e aspettava i soliti passerotti per osservarli mangiare, e lo faceva ogni giorno. Riprendeva poi il bastone, vi appoggiava sul manico entrambe le mani e rimaneva poi in quella posizione per quasi tutto il pomeriggio.
Da quel punto, da quella posizione, come spettatore di un film di cui avrebbe potuto anche essere uno dei protagonisti, lasciava che il tempo gli passasse un po' addosso e si divertiva, in fondo a vedere passare la vita.
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