mercoledì 30 gennaio 2013

Springsteen tribute

Eddie Vedder - My City Of Ruins


John Mellencamp - Born In The USA


Ben Harper - My Father's House

Jennifer Nettles - Glory Days

Ron Kovic Speaking About Springsteen At the Kennedy Center Honors

mercoledì 23 gennaio 2013

Raccontare

Il mestiere dello scrittore consiste nel raccontare storie. Così era ai tempi di Omero e così è ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde ad una necessità degli esseri umani, ad un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi. Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci sarà chi ascolta una storia. Quante cose si fanno, o si sono fatte, che non si sarebbero mai fatte se non ci fosse stata la possibilità di raccontarle! Senza la memoria del passato che è all'origine di ogni racconto, il nostro percorso di civiltà sarebbe ancora fermo da qualche parte nella notte dei tempi. Le grandi conquiste e le grandi imprese di ogni genere non avrebbero avuto lo stimolo per compiersi, e anche gli atti di eroismo sarebbero stati rari, e sarebbero stati scambiati per follia….. 
Sebastiano Vassalli, Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo
Interlinea 2010

martedì 22 gennaio 2013

Lipsick sunset - john hiatt

ci sono delle canzoni che lasciano un segno e che fanno qualcosa...
il suonare o ascoltare la canzone del tramonto
perché questa è la canzone del tramonto
mi dà la voglia di continuare
giorno dopo giorno
ad aspettare la sera 
per vedere come sarà la nuova giornata

lunedì 21 gennaio 2013

Domando tante volte alla gente. Mario Rigoni Stern



3.55 "Domando tante volte alla gente: avete mai assistito a un'alba sulle montagne? 
Salire la montagna quando è ancora buio e aspettare il sorgere del sole. 
È uno spettacolo che nessun altro mezzo creato dall'uomo vi può dare, questo spettacolo della natura.
A un certo momento, prima che il sole esca dall'orizzonte, c'è un fremito. 
Non è l'aria che si è mossa, è un qualche cosa che fa fremere l'erba, che fa fremere le fronde se ci sono alberi intorno, l'aria flessa, ed è un brivido che percorre anche la tua pelle."

lunedì 14 gennaio 2013

Ultimo editoriale di Indro Montanelli su "Il Giornale" - Chapeaux

VENT'ANNI DOPO
di INDRO MONTANELLI
Questo è l'ultimo articolo che compare a mia firma sul giornale da me fondato e diretto per vent'anni. Per vent'anni esso è stato - i miei compagni di lavoro possono testimoniarlo - la mia passione, il mio orgoglio, il mio tormento, la mia vita. Ma ciò che provo a lasciarlo riguarda solo me: i toni patetici non sono nelle mie corde e nulla mi riesce più insopportabile del piagnisteo. Sento però di dovere una spiegazione ai lettori coi quali mi ero impegnato a restare al mio posto "finchè morte non sopravvenga" come dicevano i boia inglesi nell'annodare la corda al collo degl'impiccandi. Sia chiara una cosa: nessuno mi ha scacciato.

Sono io che mi ritiro per una dei quelle situazioni d'incompatibilità di cui i lettori avranno preso atto dallo scambio di lettere, da noi pubblicate ieri, fra me e l'editore. Di questo editore, ne ho conosciuti due. Uno è stato l'amico che mi venne incontro nel momento in cui tutti mi voltavano le spalle: che non si è mai avvalso di questo titolo di credito per limitare la mia indipendenza, che ha sempre mostrato nei miei riguardi un rispetto confinante e talvolta sconfinante nella deferenza (tutte cose che era superfluo da parte sua ricordarmi perchè non ho mai perso occasione di farlo io stesso). Eppoi ne ho conosciuto un altro: quello che, trasformatosi in capo-partito, ha cercato di ridurre il Giornale ad organo di questo partito suggerendogli non soltanto le posizioni da prendere - e sulle quali non c'erano in fondo grosse divergenze - ma perfino il linguaggio da usare, e che, a lasciarlo fare, avrebbe finito per impormi anche la "divisa"del suo partito, il suo look.

Tralascio le rappresaglie contro la mia renitenza all'arruolamento, come gli attacchi dei suoi Grisi televisivi alla mia persona. Ma non posso sorvolare sull'ultima e più grave provocazione: la promessa alla redazione, alla mia redazione, di cospicui benefici se si fosse adeguata ai suoi gusti e desideri, cioè se si fosse ribellata a quelli miei.
A questo punto non avevo più scelta. O rassegnarmi a diventare il megafono di Berlusconi. O andarmene.Me ne vado. Ma non senza avvertire i lettori che manterrò l'impegno preso con loro. Fra poche settimane essi riavranno il loro giornale, fatto dagli stessi uomini del Giornale, illustrato dalle stesse firme e nutrito delle stesse idee del Giornale. Con qualche difetto - speriamo - in meno, ma una cosa in più, di cui l'esperienza mi ha dimostrato l'assoluta necessità: un assetto azionario che mi garantisca l'incondizionata indipendenza. Anche i lettori potranno parteciparvi (e mi auguro che siano tanti) sia pure con quote piccole o minime.

Della nostra "linea" non abbiamo da cambiare una virgola. Nemmeno i nostri amici politici si facciano illusioni. Noi potremo appoggiare l'uno o l'altro a seconda che si schierino sulle nostre posizioni liberaldemocratiche, ma mai noi su quelle loro, e tanto meno a scatola chiusa. Nelle nostre pagine si respirerà, come sempre, il più grande rispetto per le Istituzioni, ma mai l'odore del Palazzo, da chiunque abitato. Quanto a Berlusconi, nessun rancore ci farà velo. Gli abbiamo detto - e confermiamo - che il suo massiccio e rumoroso intervento nell'arena elettorale non gioverà, secondo noi, nè alla causa per la quale egli pensa di battersi, e di cui temiamo che frazionerà ancora di più le forze, nè per i suoi propri interessi. I fatti diranno se avevamo ragione o torto. Se avevamo torto, lo riconosceremo lealmente. Se avevamo ragione, fingeremo di essercene dimenticati. A presto dunque, cari lettori.


Anche a costo di ridurlo, per i primi numeri, a poche pagine, riavrete il nostro e vostro giornale. Si chiamerà La Voce. In ricordo non di quella di Sinatra. Ma di quella del mio vecchio maestro - maestro soprattutto di libertà e indipendenza - Prezzolini.

Indro Montanelli

mercoledì 9 gennaio 2013

Skipping


Mr. Eddie Vedder

Skipping - 2012

Didn't have to ask you, just took my hand
Off we went skipping throughout the land
The sky was blue and the blood filled my head
Me and you skipping throughout the land
All of my life from beginning to end
What I remember is holding your hand
And all that I'll cherish is that time that we've spent
Me and you skipping throughout the land
All the loves lost and the one that I found
You lifted my gaze up off of the ground
Forever we'll talk and forever we'll drown
In each other skipping around
Gravity pulls so many men down
The atmosphere breathes but not in this town
You took me away and you held me so proud
Skipping, skipping around
And all the king's horses and all the king's men
Could not keep me from holding your hand
When all that I wanted was something to protect
And all that I needed was your voice in my head
And all I remember from this life that I lived 
Is me and you skipping throughout the land