mercoledì 18 dicembre 2013

Discorso di Nelson Mandela

La nostra paura più profonda non è quella di essere inadeguati. La nostra paura più profonda è quella di avere un enorme potere. E’ la nostra luce, non la nostra oscurità, che ci spaventa di più. Ci chiediamo: “chi sono io, per credermi brillante, stupendo, pieno di talenti, favoloso?”. In realtà, chi sei tu per NON esserlo? Sei un figlio di Dio. Il tuo stare nel piccolo non aiuta il mondo. Non c’è niente di illuminato nel raggrinzirti, così che le altre persone non si sentano insicure vicino a te. Sei fatto per risplendere, come i bambini. Siamo nati per rendere manifesta la gloria di Dio che è in noi. Non è solo in alcuni di noi: è in ognuno. E quando lasciamo splendere la nostra luce, inconsciamente diamo il permesso agli altri di fare lo stesso. E quando ci liberiamo dalla nostra paura, la nostra presenza automaticamente libera gli altri.

lunedì 25 novembre 2013

Dice il Dalai Lama

«Come buddhista, sono convinto che il fine della nostra vita è quello di superare la sofferenza e di raggiungere la felicità. Per felicità però non intendo solamente il piacere effimero che deriva esclusivamente dai piaceri materiali. Penso ad una felicità duratura che si raggiunge da una completa trasformazione della mente e che può essere ottenuta coltivando la compassione, la pazienza e la saggezza. Allo stesso tempo, a livello nazionale e mondiale abbiamo bisogno di un sistema economico che ci aiuti a perseguire la vera felicità. Il fine dello sviluppo economico dovrebbe essere quello di facilitare e di non ostacolare il raggiungimento della felicità».

Tagore


martedì 19 novembre 2013

Dice Snoopy...

Tutte le lacrime vanno baciate via.


La Storia del Mondo. I vulcani eruttarono. Gli oceani ribollirono. L'universo era in subbuglio. Poi venne il cane

venerdì 15 novembre 2013

Jean Giono - Citazioni

Il sole non è mai così bello come il giorno in cui ci si mette in cammino.

Noi abbiamo dimenticato che il nostro solo scopo è quello di vivere e che, vivere, noi lo facciamo ogni giorno e tutti i giorni e che a tutte le ore del giorno noi raggiungiamo il nostro vero scopo se viviamo.

L'uomo è come il fogliame attraverso il quale bisogna che passi il vento perché questo canti.

lunedì 28 ottobre 2013

RIP Mr. Lou Reed



Just a perfect day drink Sangria in the park And then later when it gets dark, we go home 
Just a perfect day feed animals in the zoo Then later a movie, too, and then home 
Oh, it's such a perfect day I'm glad I spend it with you Oh, such a perfect day You just keep me hanging on You just keep me hanging on 
Just a perfect day problems all left alone Weekenders on our own it's such fun 
Just a perfect day you made me forget myself I thought I was someone else, someone good 
Oh, it's such a perfect day I'm glad I spent it with you Oh, such a perfect day You just keep me hanging on You just keep me hanging on 


mercoledì 23 ottobre 2013

Marquez

Il colonnello aprì il barattolo del caffè e si accorse che ne era rimasto appena un cucchiaino. Tolse il pentolino dal focolare, rovesciò metà dell'acqua sul pavimento di terra battuta, e con un coltello raschiò l'interno del barattolo sul pentolino finché si distaccarono gli ultimi rimasugli di polvere di caffè misti a ruggine di latta.
Mentre aspettava che l'infusione bollisse, seduto vicino al focolare di mattoni in un atteggiamento di fiduciosa e innocente attesa, il colonnello provò la sensazione che nelle sue viscere nascessero funghi e muffosità velenose. Era ottobre. Una mattina difficile da cavar fuori, anche per un uomo come lui che era sopravvissuto a tante mattine come quella. Per cinquantasei anni – da quando era finita l'ultima guerra civile – il colonnello non aveva fatto altro che aspettare. Ottobre era una delle poche cose che arrivavano.

da "Nessuno Scrive al Colonnello"

lunedì 21 ottobre 2013

Ernest Hemingway

«Non si dovrebbe mai desiderare troppo» disse il colonnello. «Perché si rischia sempre di ottenere quel che si desidera.» 

Da "Di là dal fiume e tra gli alberi"



Guardò il mare e capì fino a che punto era solo, adesso.

Da "Il vecchio e il mare"

lunedì 7 ottobre 2013

Il piccolo principe

È una follia odiare tutte le rose perché una spina ti ha punto, abbandonare tutti i sogni perché uno di loro non si è realizzato, rinunciare a tutti i tentativi perché uno è fallito. È una follia condannare tutte le amicizie perché una ti ha tradito, non credere in nessun amore solo perché uno di loro è stato infedele, buttate via tutte le possibilità di essere felici solo perché qualcosa non è andato per il verso giusto. Ci sarà sempre un'altra opportunità, un'altra amicizia, un altro amore, una nuova forza. Per ogni fine c'è un nuovo inizio.
dal libro "Il piccolo principe" di Antoine-Marie-Roger de Saint-Exupéry
da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/saggezza/frase-195766?f=w:148>

John Keats quotes

Ci si dovrebbe sopportare un po' tutti: non c'è nessuno che non sia vulnerabile, che anzi non possa essere colto e fatto a pezzi nel suo lato debole. (da Lettera a Benjamin Bailey, 23 gennaio 1818)

Notte e giorno desidero che venga la morte a liberarmi da questi dolori, ma poi no, perché la morte distruggerebbe quei dolori che sono pur sempre meglio di niente. La terra, il mare, la debolezza e la malattia possono certo dividere, ma mai come la morte, che è per sempre. Il prendere coscienza di tanto strazio è in pratica come provare in anticipo l'amarezza della morte. (da Lettera a Charles Brown, 28 settembre 1820)

mercoledì 2 ottobre 2013

50 anni fa la tragedia del Vajont

A ricordo della tragedia del Vajont l'articolo di Dino Buzzati uscito su il "Corriere della Sera" dell'11 ottobre 1963.

La frase evidenziata in grassetto è sotto è di una densità tragica assoluta, mi fa ancora rabbrividire per l'estremo realismo di una metafora così cruda e dolorosa.

Natura crudele
Stavolta per il giornalista che commenta non c'è compito da risolvere se si può, con il mestiere e con la fantasia e col cuore. Stavolta per me, è una faccenda personale perché quella è la mia terra, quelli i miei paesi, quelle le mie montagne, quella la mia gente. E scriverne è difficile! 

Un po’ come se a uno muore un fratello e gli dicono che a farne il necrologio deve essere proprio lui. 

Conosco quei posti così bene, ci sono passato tante centinaia e forse migliaia di volte che da lontano posso immaginare tutto quanto come se fossi stato presente. 

Per gli uomini che non sanno, per i paesi antichi e nuovi sulla riva del Piave, là dove il Cadore dopo tante convulsioni di valloni e di picchi apre finalmente la bocca sulla pianura e le montagne per l'ultima volta si rinserrano le une alle altre, è soltanto una bellissima sera d'ottobre. 
In questa stagione l'aria è lassù limpida e pura e i tramonti hanno delle luci meravigliose. Ecco, il sole è scomparso dietro le scoscese propaggini dello Schiara, rapidamente calano le ombre, giù dalle invisibili Dolomiti comincia a soffiare un vento freddo, qua e là si accendono e si spengono i lumi, i buoi si assopiscono nelle stalle, gruppetti operai dalla fabbrica di faesite pedalano canterellando verso casa, un'eco di juke box con la rabbiosa vocetta di Rita Pavone esce dal bar trattoria con annessa colonnetta di benzina, rare macchine di turisti passano sulla strada di Alemagna, la stagione delle vacanze è finita. Proprio di fronte a Longarone la valle del Vajont è già buia, più che una valle è un profondo e sconnesso taglio nelle rupi, un selvaggio burrone, mi ricordo la straordinaria impressione che mi fece quando lo vidi per la prima volta da bambino, a un certo punto la strada attraversava l'abisso, da una parte e dall'altra spaventose pareti a picco. 
Qualcuno mi disse che era il più alto ponte d'Italia, con un vuoto sotto, di oltre cento metri. Ci fermammo e guardai in giù con il batticuore. 
Bene, proprio a ridosso del vecchio e romantico ponticello era venuta su la diga e lo aveva umiliato. 
Quei cento metri di abisso erano stati sbarrati da un muro di cemento, non solo; il fantastico muraglione aveva continuato ad innalzarsi per altri centocinquanta metri sopra il ponticello e adesso giganteggiava più vertiginoso delle rupi intorno, con sinuose e potenti curve, immobile eppure carico di una vita misteriosa. 
Notte. Due finestre accese nella cabina comandi centralizzati, nell’acqua del lago artificiale si specchia una gelida fascetta di luna, ronzii nei fili, giù nel tenebroso botro lo scrosciare dello scarico di fondo, a Longarone.
Faè, Rivalta, Villanova dormono, ma c'è ancora qualcuno che contempla il video, qualcuno nell'osteria intento all'ultimo scopone. In quanto alle montagne esse se ne stanno immobili, nere e silenziose come il solito. 
No, a questo punto l'immaginazione non è più capace di proseguire, la valle, i monti, i paesi, le case, gli uomini, tutto riesco ad immaginare nella notte tranquilla  poiché li conosco così bene, ma adesso non bastano le consuetudini e i ricordi. Come ricostruire ciò che è accaduto, la frana, lo schiantamento delle rupi, il crollo, la cateratta di macigni e di terra nel lago? E l'onda spaventosa, dal cataclisma biblico, che è lievitata gonfiandosi come... Sì come un immenso dorso di balena, ha scavalcato il bordo della diga, è precipitata a picco giù nel burrone, avventurandosi, terrificante bolide di schiuma, verso i paesi addormentati. E il tonfo nel lago il tremito della guerra, lo scrole dell'acqua impazzita, il frastuono della rovina totale, coro di boati stridori, rimbombi, cigolii, scrosci, urla, gemiti, rantoli, invocazioni, pianti? E il silenzio alla fine, quel funesto silenzio di quando l'irreparabile è compiuto, il silenzio stesso che c'è nelle tombe? 

Un sasso è caduto in un bicchiere colmo d'acqua e l'acqua è traboccata sulla tovaglia. Tutto qui. Solo che il bicchiere era alto centinaia di metri e il sasso era grande come una montagna e di sotto, sulla tovaglia, stavano migliaia di creature umane che non potevano difendersi. 

Non è che si sia rotto il bicchiere quindi non si può, come nel caso del Gleno, dare della bestia a chi l'ha costruito. Il bicchiere era fatto a regola d'arte, testimonianza della tenacia, del talento, e del coraggio umano. 
La diga del Vajont era ed è un capolavoro perfino dal lato estetico. 
Mi ricordo che mentre la facevano l’ingegnere Gildosperti della S.A.D.E. mi portò alla vicina centrale di Soverzene dove c'era un grande modello in ottone dello sbarramento in costruzione ed era una scultura stupenda, Arp e Brancusi ne sarebbero stati orgogliosi. 
Intatto, di fronte ai morti del Bellunese, sta ancora il prestigio della scienza, dell'ingegneria, della tecnica, del lavoro. 
Ma esso non è bastato. Tutto era stato calcolato alla perfezione, e quindi realizzato da maestri, la montagna, sotto ai lati, era stata traforata come un colabrodo per una profondità di decine e decine di metri e quindi imbottita di cemento perché non potesse poi in nessun caso fare dei brutti scherzi, oppure apparecchiature sensibilissime registravano le più lievi regolarità o minimi sintomi di pericolo. Ma non è bastato. Ancora una volta la fantasia della natura è stata più grande ed asciutta che la fantasia della scienza. Sconfitta in aperta battaglia, la natura si è vendicata attaccando il vincitore alla spalle. Si direbbe quasi che in tutte le grandi conquiste tecniche, stia nascosta una lama segreta e invisibile che a un momento dato scatterà. 
Intatto, e giustamente, è il prestigio dell'ingegnere, del progettista, del costruttore, del tecnico, dell'operaio, giù fino all'ultimo manovale che ha sgobbato per la diga del Vajont, ma la diga, non per colpa sua è costata diecimila morti. I quali morti non sono della Cina o delle Molucche, ma erano gente della mia terra che parlavano come me, avevano facce di famiglia e chissà quante volte ci siamo incontrati e ci siamo dati la mano e abbiamo chiacchierato insieme. E il monte che si e' rotto e ha fatto lo sterminio è uno dei monti della mia vita il cui profilo è impresso nel mio animo e mi rimarrà per sempre. Ragione per cui chi scrive si trova ad avere la gola secca e le parole di circostanza non gli vengono. Le parole incredulità, orrore, pietà, costernazione, rabbia, pianto, lutto, gli restano dentro col loro peso crudele.

sabato 28 settembre 2013

La qualità

Crescete come buoni rivoluzionari. Studiate molto per poter dominare la tecnica che permette di dominare la natura. Ricordatevi che l'importante è la rivoluzione e che ognuno di noi, solo, non vale nulla.
Soprattutto, siate sempre capaci di sentire nel più profondo qualsiasi ingiustizia commessa contro chiunque in qualunque parte del mondo. È la qualità più bella di un rivoluzionario.
Che Guevara

domenica 15 settembre 2013

Robert Southey Burke

Spesi i miei soldi per farti eleggere sindaco, 
A.D. Blood. 
Ti prodigai tutta la mia ammirazione, 
ai miei occhi rasentavi la perfezione umana. 
Tu facesti scempio della mia personalità, 
e dei miei ideali giovanili, 
e della forza d'una fedeltà generosa. 
E tutte le mie speranze nel mondo, 
e la mia fede nella verità, 
vennero fuse al calore accecante 
della mia devozione per te, 
e plasmate a tua immagine. 
Ma quando scoprii chi eri: 
la tua anima meschina 
e le tue parole false 
come i tuoi denti di porcellana azzurrina, 
e i tuoi polsini di celluloide, 
odiai l'amore che avevo per te, 
odiai me stesso, odiai te 
per la mia anima perduta, e la mia giovinezza perduta. 
E dico a tutti, attenti agli ideali, 
attenti a non sperperare il vostro amore 
con anima viva. 
Da Antologia di Spoon River

venerdì 13 settembre 2013

Pellegrinaggi laici 2

Nella mia ricerca di quest'estate e degli anni passati nei luoghi della Grande Guerra ho conosciuto direttamente o indirettamente molte persone. Alcuni hanno voluto vivere l'esperienza della vita in trincea, altri hanno raccolto le lettere di tanti giovani che hanno dovuto vivere nel regime di guerra (il libretto rosso di Cadorna sulla teoria dell'attacco frontale che diceva "le seconde linee si faranno scudo dei cadaveri delle prime linee" - agghiacciante). 
Altre persone negli stessi luoghi vedono i fantasmi di quei morti (provate ad andare al passo di Val Parola, il luogo è sicuramente toccante...)

Nel primo giorno di scuola mi auguro che tutti i bimbi nella loro carriera scolastica qualcuno che possa passargli, oltre a quello che insegnano i genitori, l'idea che non esistono guerre giuste.

Quelli che definisco "Pellegrinaggi Laici" nei luoghi della grande guerra dovrebbe essere un passaggio obbligato di ogni istituto scolastico a monito del fatto che le guerre non sono e non devono essere neanche l'ultima spiaggia.

Anche se è pubblicità informo che in edicola in questi giorni (allegato a Repubblica) si trova il DVD "L'albero delle trincee" di Paolo Rumiz, un documento toccante e profondo, perfettamente in linea con quello che dico sopra.

domenica 8 settembre 2013

Il giudizio universale


arriverà
il giorno del giudizio universale?
ah, quanti mi piacerebbe
vedere al processo,
difendersi ed accusare,
svuotare poi il sacco
per la condizionale

naturalmente anche io
lì ad aspettare
il mio turno di uomo
da condannare

ma se vanno in fila
dal reato maggiore
io di sicuro sto lì per un po' di ore

venerdì 30 agosto 2013

La guerra è questo - da una lettera di un soldato del 1916

«Ma fra di me tengo una cosa che non mi dimenticherò più: giorni indietro proprio a me e sei dei miei compagni mie toccato andare a fucilare uno della nostra compagnia; devi sapere che cuesto cui cuando eravamo sul Podigara, si era lontanato dalla compagnia due volte proprio in cuci giorni che bisognava avansare, poverino si vede che non aveva proprio coraggio, e per cuesto a avuto la fucilazione al petto; lanno fatto sedere su di una pietra e la è bisognato spararci per forsa perché dietro di noi cera la mitragliatrice, e poi siè comandati non bisogna rifiutarsi, ma per questo io son molto dispiaciuto ben che ne ò visti tanti di morti, ma così mi ha fatto senso e letà di 34 anni... bisogna anche esere asasini».


sabato 17 agosto 2013

Pellegrinaggi laici


Come ogni anno oggi ho effettuato quello che definisco pellegrinaggio laico nei luoghi della Grande Guerra: Sass di Stria, Lagazuoi, Forte dei Sass, Col di Lana. 
Posti inusuali ai più di una guerra combattuta 100 anni fa dai nostri avi (nel mio caso mio nonno, Luciano).
Visitare gallerie e trincee dove uomini come noi hanno combattuto a -25 gradi con nove metri di neve, dove tanti morti fece il gelo quanto la guerra, dove avanzare contro il nemico voleva dire rischiare di morire e non avanzare pure, è sempre toccante per me. 
Quella fu la guerra degli uomini comuni, come mio nonno, contadino, una guerra di tanti altri che non sapevano per cosa combattevano, ma servivano una Patria che poi avrebbero riconosciuta ingrata. 
Pochi sanno che tra queste valli nemici tra un assalto e l'altro si scambiavano cibo (gli italiani per gli austriaci) con tabacco (gli austriaci per gli italiani), quasi a confermare che la guerra non è affare di chi la combatte, ma gioco strategico di chi "la guida". Molte volte nelle vallate del cadore uno di fronte all'altro si trovavano parenti e amici, tra le trincee ci si scambiava messaggi reciproci da spedire ai parenti a casa che per un gioco del destino potevano trovarsi da una parte o dall'altra di un confine, traccia nera su una mappa militare. 

Ma dovevano combattersi... per un ideale lontano e sconosciuto.

Quella guerra tra le montagne dell'alto adige e del veneto non ebbe vinti. 

Nel 1917 il fronte venne smobilitato senza una battaglia decisiva. Il fronte venne semplicemente smobilitato in quanto quel fronte non aveva più "importanza strategica". 

Quella guerra ebbe solo perdenti. 

Persero le migliaia di morti, e i famigliari rimasti a casa. Persero tutti...e nulla fu consolazione per la conquista di quelle cime e di quelle terre.

Se fossi un maestro porterei i bimbi in visita ogni anno fa queste parti, a leggere la storia dalle foto della fatica di una guerra di umili voluta da una generazione di nobili che stava scomparendo, a vedere dove vennero issati cannoni, dove dovettero vivere i nostri avi per una guerra assurda.

Da quella guerra venne il fascismo (in germania il nazismo), un Italia che si illudeva di essere grande, venne un'altra guerra, la vera guerra mondiale. 
Di questa guerra si ricordano gli eroi delle retrovie, i generali, e non gli eroi umili sotto nutriti con gli alluci amputati dal gelo. 
Di questa guerra rimane tuttora il distacco tra la gente e chi li manipola, un distacco forte, senza punti di contatto, senza elementi in comune. 

Di questa guerra rimane l'insegnamento che le guerre sono inutili, ma non ci sono più i maestri che lo insegnano partendo da qui. Di questa guerra rimangono le orde di ferragostani che vivono le trincee come l'ennesimo gioco, l'ennesimo scherzo di una natura lontana e non loro, di questa guerra rimane l'assenza di quei posti che la retorica definì "sacri alla patria" che sono sacri, ma non alla patria, sacri altari dei santi laici che in tutto il mondo sono morti in guerre assurde e senza senso.

domenica 4 agosto 2013

Anna Marchesini, grande scrittrice


Respiravo profondamente l’aria della sera, si trascinava dietro un tiepido profumo di gerani, mi assalì il timore che tutto sarebbe rimasto identico e immutabile come quei vasi indifferenti, nulla era certo – mi dissi – ero stanca, quel difficile esercizio di equilibrio, in bilico tra l’infanzia, il presente e il futuro remoto, aveva incredibilmente moltiplicato il tempo; per la prima volta erano davvero esistiti istanti gemelli trascorsi a braccetto, lontani tra loro nel tempo; era stato un piccolo impossibile miracolo, mi colse una breve vertigine, in quella inviolata solitudine, fu come se l’universo dentro di me avesse fatto una capriola e adesso si fosse capovolto, messo a testa in giù, mi piaceva tanto.
Ecco – mi dissi – questo preciso attimo, è gioia. Il silenzio là fuori era così dolce che mi pareva di sentirne il canto; da qualche parte avevo letto che tutto è armonia se solo riusciamo a sentirla, così rimasi in ascolto ed ebbi cura di muovermi, senza spostarlo. Il Silenzio.
IL TERRAZZINO DEI GERANI TIMIDI* – A.Marchesini

lunedì 1 luglio 2013

RIP

Camminare a me non va, in bicicletta vo' meglio. È un mezzo meno faticoso. Fino a poco tempo fa pedalavo spesso, ricavandone equilibrio, voglia di fare e volontà.
Margherita Hack

venerdì 21 giugno 2013

Interessante riflessione, dedicato ai "movimenti" che vogliono crescere

"Spesso diciamo che non possiamo cambiare o costringere al cambiamento nessuno; cambiamento che non può essere imposto, ma solo facilitato creando gli spazi e le condizioni più adeguate affinché questo possa avvenire in modo consapevole e spontaneo. In condizioni dove regna divisione, tensione, giudizio, ecc. diventa pertanto molto difficile in quanto tendiamo a chiuderci e difenderci. Gandhi questo ce l’ha insegnato: non puoi costruire un mondo equo e di pace basandolo sulla prevaricazione e l’aggressività. Altra fonte d’ispirazione attuale la troviamo anche dal movimento creatosi in Turchia, in cui le forze repressive vengono contrastate con meditazione, danze e grande creatività. E’ quindi possibile fare diversamente."

Ellen Bermann (Transition Italia)

giovedì 20 giugno 2013

De André

Tu prova ad avere un mondo nel cuore
e non riesci ad esprimerlo con le parole.
(da Un matto)

Ma gli uomini mai mi riuscì di capire
perché si combinassero attraverso l'amore.
Affidando ad un gioco la gioia e il dolore. 
(da Un chimico)

Morire per delle idee, l'idea è affascinante
per poco io morivo senza averla mai avuta,
perché chi ce l'aveva, una folla di gente,
gridando: «Viva la morte» proprio addosso mi è caduta. 
(da Morire per delle idee)

Passerà anche questa stazione senza far male
passerà questa pioggia sottile come passa il dolore
(da Hotel Supramonte)

Ma se ti svegli e hai ancora paura ridammi la mano
cosa importa se sono caduto se sono lontano
perché domani sarà un giorno lungo e senza parole
perché domani sarà un giorno incerto di nuvole e sole.
(da Hotel Supramonte)

martedì 18 giugno 2013

La vita è quello che ti accade mentre sei occupato a fare altri progetti.

Life is what happens to you while you're busy making other plans.


(da Beautiful Boy, Lennon; scritta per il figlio Sean, album Double Fantasy - 1980)

sabato 8 giugno 2013

La chitarra 6



La parte più importante della mia religione è suonare la chitarra.
Lou Reed

giovedì 6 giugno 2013

La verità


Lungi da me sparare a zero sui poliziotti, sulla giustizia, sui provocatori si strada e sulla conseguenza di violenze spesso gratuite che avvengono durante le manifestazioni. Mi permetto di citare Erri de Luca che nel 2009 scriveva questo sulla morte del giovane Cucchi predicendo gli esiti degli eventi. 
La mia speranza è che la giustizia venga sempre, sempre a galla, qualsiasi siano stati i fatti c'è bisogno di verità.

“Il potere dichiara che il giovane arrestato di nome Gesù figlio di Giuseppe è morto perché aveva le mani bucate e i piedi pure, considerato che faceva il falegname e maneggiando chiodi si procurava spesso degli incidenti sul lavoro. Perché parlava in pubblico e per vizio si dissetava con l´aceto, perché perdeva al gioco e i suoi vestiti finivano divisi tra i vincenti a fine di partita. I colpi riportati sopra il corpo non dipendono da flagellazioni, ma da caduta riportata mentre saliva il monte Golgota appesantito da attrezzatura non idonea e la ferita al petto non proviene da lancia in dotazione alla gendarmeria, ma da tentativo di suicidio, che infine il detenuto è deceduto perché ostinatamente aveva smesso di respirare malgrado l’ambiente ben ventilato.
Più morte naturale di così toccherà solo a tal Stefano Cucchi quasi coetaneo del su menzionato.”
Erri De Luca - 2009


Red Hot Chili Peppers " Californication " ( LIVE )

Best Bass +  Guitar ever seen

domenica 2 giugno 2013

La chitarra 5



Pensavo è bello che dove finiscono le mie dita | debba in qualche modo incominciare una chitarra. (Amico fragile)

Fabrizio de André



giovedì 30 maggio 2013

La chitarra 4



Quando ho preso in mano una chitarra per la prima volta, improvvisamente, semplicemente suonando un paio di note, mi ha veramente parlato. Era quasi come se fossi già stato stato capace di farlo prima. Era qualcosa che sentivo veramente naturale.

Ho sempre amato la chitarra rock. Non ho mai pensato a cosa avrei fatto alla fine. Non avevo le aspirazioni di un musicista, ma ho preso in mano una chitarra per due secondi e da allora non l'ho più messa giù.

Slash



mercoledì 29 maggio 2013

Futuro

Oggi il benessere dell'occidente è generato dalla possibilità di usufruire di beni prodotti in aree del mondo dove la gente ha meno possibilità di noi ed accetta condizioni di vita peggiori. Non è solo Fiat con la Serbia (stipendio mensile di un operaio 300 euro) ma tutta l'elettronica che noi ci possiamo permettere solo perché prodotta in Cina con stipendi e stili di vita che noi non accetteremmo, o come migliaia di altri prodotti che, se costruiti in occidente o in Italia, rischiano ahimé di non avere mercato.
Il mondo purtroppo vive dello sfruttamento di gente che vive con meno per permettere benessere a gente che vuole di più.
L'impero romano crollò quando non trovò più popolazioni da schiavizzare avendo conquistato tutto il conquistabile a quel tempo.
Dall'altra parte la società equilibrerà le condizioni generando benessere nel terzo mondo perché benessere vuol dire mercato, e si andrà verso comunità che produrranno localmente (dove locale può essere anche il continente per beni altamente tecnologici e le regioni per i cibi) realizzando macro aree autosufficienti. La transizione potrebbe essere un nuovo medio evo (minuscolo, la tecnologia e i tempi accelerano le trasformazioni).
Il sistema uomo, come in fisica e come in ingegneria, tenderà ad equilibrarsi verso uno stato di minimizzazione degli sprechi, dei trasporti, delle dispersioni, unica scappatoia ad alternative non sostenibili.

martedì 28 maggio 2013

La chitarra 3



Lasciate che vi spieghi una cosa sul fatto di suonare la chitarra. Ognuno ha il proprio carattere, e questa è la cosa che mi ha stupito fin dal giorno in cui ho iniziato a suonare. L'approccio di ognuno a ciò che viene fuori dal far vibrare le sei corde è diverso da ogni altra persona, ed è tutto valido.

Jimmy Page


domenica 26 maggio 2013

La chitarra 2

Mi sarebbe piaciuto se nei bei tempi andati avessero avuto le chitarre elettriche nei campi di cotone. Un mucchio di cose si sarebbero sistemate.
Jimi Hendrix

venerdì 24 maggio 2013

lunedì 20 maggio 2013

Dylan Zen

Dalla canzone "Love Minus Zero"

non c'è successo come il fallimento e il fallimento non è del tutto insuccesso

venerdì 17 maggio 2013

Cent'anni di solitudine

Le stirpi condannate a cent'anni di solitudine non avevano una seconda opportunità sulla terra.
Gabriel Garcia Marquez

martedì 14 maggio 2013

Albert

If A is a success in life, then A equals x plus y plus z. Work is x; y is play; and z is keeping your mouth shut.
Albert Einstein

mercoledì 24 aprile 2013

Citazione

Mai attribuire alla malizia ciò che si spiega
adeguatamente con l'incompetenza

(Napoleone)

lunedì 8 aprile 2013

...Abbiamo i mezzi per spaziare, ma ci siamo chiusi in noi stessi. 
La macchina dell’abbondanza ci ha dato povertà, la scienza ci ha trasformati in cinici, l’abilità ci ha resi duri e cattivi. 
Pensiamo troppo e sentiamo poco. 
Più che macchine ci serve umanità, più che abilità ci serve bontà e gentilezza. 
Senza queste qualità la vita è vuota e violenta e tutto è perduto...

Charlie Chaplin - Il grande dittatore

sabato 6 aprile 2013

Sotto la pioggia
Lacrime di mondo
Scorrono sul mio volto
Cadono distratte
Ad assetare il vento
E scorrono scorrono
Scorrono

Raccolgo tra la mani
Un pugno di pioggia
Voglio dissetarmi anche io

lunedì 25 marzo 2013

Cosa ne pensate?

Ho ripescato questa battuta di Umberto Galimberti, più che mai indicata per una riflessione di questi tempi. 


Le emozioni servono per soffrire, per amare, per piangere ma non per governare. Per governare ci vuole la ragione e per questo tutti i retori, i sofisti e tutte le persone carismatiche devono essere tenute lontane dalla politica, perché quando la fascinazione delle folle sostituisce l'argomentazione, collassa la democrazia.

da PensieriParole <http://www.pensieriparole.it/aforismi/filosofia/frase-177794?f=a:1712>

lunedì 18 marzo 2013

Tabucchi....




La vita non è in ordine alfabetico come credete voi. Appare... un po' qua e un po' là, come meglio crede, sono briciole, il problema è raccoglierle dopo, è un mucchietto di sabbia, e qual è il granello che sostiene l'altro? A volte quello che sta sul cocuzzolo e sembra sorretto da tutto il mucchietto, è proprio lui che tiene insieme tutti gli altri, perché quel mucchietto non ubbidisce alle leggi della fisica, togli il granello che credevi non sorreggesse niente e crolla tutto, la sabbia scivola, si appiattisce e non ti resta altro che farci ghirigori col dito, degli andirivieni, sentieri che non portano da nessuna parte, e dai e dai, stai lì a tracciare andirivieni, ma dove sarà quel benedetto granello che teneva tutto insieme... e poi un giorno il dito si ferma da sé, non ce la fa più a fare ghirigori, sulla sabbia c'è un tracciato strano, un disegno senza logica e senza costrutto, e ti viene un sospetto, che il senso di tutta quella roba lì erano i ghirigori.
Antonio Tabucchi - "Tristano Muore"

sabato 16 marzo 2013

Decalogo


  • 1. Non sentirti assolutamente certo di nulla.
  • 2. Non pensare che valga la pena procedere nascondendo la realtà dei fatti, perché è sicuro che essa verrà alla luce.
  • 3. Non cercare di scoraggiare la riflessione perché è sicuro che ci riuscirai.
  • 4. Quando sei confrontato da una opposizione, anche se dovesse trattarsi di tuo marito o dei tuoi figli, cerca di superarla con la discussione e non con l'imposizione, perché una vittoria ottenuta con la forza è fittizia e illusoria.
  • 5. Non avere alcuna venerazione per l'altrui autorità, in quanto si possono sempre trovare altre autorità ad essa contrarie.
  • 6. Non utilizzare il potere per sopprimere opinioni che ritieni dannose, perché così facendo saranno le opinioni a sopprimere te.
  • 7. Non aver paura di essere eccentrico nelle tue idee perché ogni idea ora accettata è stata una volta considerata eccentrica.
  • 8. Trova più gusto in un dissenso intelligente che in un consenso passivo, perché, se apprezzi l'intelligenza come dovresti, nel primo caso vi è una più profonda consonanza con le tue posizioni che non nel secondo.
  • 9. Sii scrupolosamente sincero, anche se la verità è scomoda, perché è ancora più scomodo il tentare di nasconderla.
  • 10. Non provare invidia per la felicità di coloro che vivono di illusioni, perché solo uno sciocco può pensare che in ciò consista la felicità.


Bertrand Russel 16-12-1951

mercoledì 13 marzo 2013

diaframma - Labbra blu feat. Cristina Donà

C'e' una ferita in fondo al cuore 
grande come non l'hai vista mai 
guarda il sangue e il suo colore ... 
e' bellissima. 
C'e' un grande salto in fondo al cuore 
prima deserto, adesso un'oasi 
via i cancelli per favore, 
che non mi servono piu'. 
Via le lame dal mio cuore, 
via le cose che lo umiliano 
carro che non vuol cadere 
nella stupidita'. 

Sulle labbra era il sapore 
del mattino che hai inventato tu 
guarda adesso come piove 
sulle mie labbra blu. 
Guarda adesso come piove 
sui sentieri in fondo all'anima 
storie che non hanno odore, 
e' la mia realta'. 

Vorrei dare un nuovo nome, 
nuova linfa a tutto quel che c'e'. 
ma ogni cosa e' una ferita 
che mi ricorda te

sabato 2 marzo 2013

Mario Rigoni Stern profeta

« Difatti io dico sempre: spero di non morire sotto Berlusconi. Non per la mia età, perché potrei andarmene anche domani, ma per il fatto di avere un po' di speranza sulla vita e sull'umanità. Direi che Berlusconi non è un uomo che dà speranza. Eppure, c'è una poesia di Garcia Lorca che di New York dice: 'Voglio che un bimbo negro annunci ai bianchi dell'oro l'avvento del regno della spiga.' Perché a volte, vede, guardandosi intorno, si dice questo mondo economico dove tutto è virtuale, anche l'economia è virtuale... E allora a un certo punto diciamo: ci vorrebbe una grande crisi per ridimensionare questa cosa. Però, purtroppo, la grande crisi prende sempre di mezzo la povera gente... Ma piuttosto che una guerra, è meglio una grande crisi per stravolgere un po' questo mondo, per metterlo sulla strada giusta, per far capire che non è più la borsa che deve governare... »
(da Non è la Borsa che deve governare - intervista a Mario Rigoni Stern

domenica 24 febbraio 2013

Insolito traffico

Un insolito traffico oggi
percorre le strade più diverse

Sono solo a cercare una via
Non è tempo di chiedere a qualcuno

Oggi non è tempo

Aspetto...
e mi dirigo verso il futuro
dimenticando il passato

Domani chissà
Un altro giorno
Un altro
Per potere continuare a sperare

giovedì 21 febbraio 2013

mercoledì 30 gennaio 2013

Springsteen tribute

Eddie Vedder - My City Of Ruins


John Mellencamp - Born In The USA


Ben Harper - My Father's House

Jennifer Nettles - Glory Days

Ron Kovic Speaking About Springsteen At the Kennedy Center Honors

mercoledì 23 gennaio 2013

Raccontare

Il mestiere dello scrittore consiste nel raccontare storie. Così era ai tempi di Omero e così è ancora oggi. È un mestiere antico come il mondo, che risponde ad una necessità degli esseri umani, ad un loro bisogno fondamentale: quello di raccontarsi. Finché ci saranno nel mondo due persone, ci sarà chi racconta una storia e ci sarà chi ascolta una storia. Quante cose si fanno, o si sono fatte, che non si sarebbero mai fatte se non ci fosse stata la possibilità di raccontarle! Senza la memoria del passato che è all'origine di ogni racconto, il nostro percorso di civiltà sarebbe ancora fermo da qualche parte nella notte dei tempi. Le grandi conquiste e le grandi imprese di ogni genere non avrebbero avuto lo stimolo per compiersi, e anche gli atti di eroismo sarebbero stati rari, e sarebbero stati scambiati per follia….. 
Sebastiano Vassalli, Un nulla pieno di storie. Ricordi e considerazioni di un viaggiatore nel tempo
Interlinea 2010