martedì 14 febbraio 2012

Il manager thanatoforo



La sua missione è distruggere, annullare, frammentare il lavoro svolto e le relazioni interpersonali, innescando nei gruppi disorientamento e regressione patologica. La sua presenza è come una sostanza tossica che si manifesta incessantemente in ogni situazione: attacca il gruppo e le relazioni di stima, fiducia, rispetto e riconoscimento, seduce per annullare e traviare, tende a bloccare il pensiero, l’autonomia e il movimento professionale, squalifica le persone, soprattutto le più intelligenti e competenti, quelle che potrebbero disvelarlo. Affascinato dal potere, copre la sua incapacità realizzativa con proclami e con intenti generici, astratti, apparentemente perfetti e utili all'operatività, ma in realtà inapplicabili e gestiti senza tradurli in pratica. Scatena odio, invidia e ridicolo nel gruppo, per bloccare il tentativo di dare un significato alle sue azioni: squalifica qualunque movimento autonomo, utilizzando il suo potere in modo violento, sadico e minacciante, facendo tutto ciò in maniera silenziosa e occulta, rimanendo in una situazione mimetica che può garantirgli la sopravvivenza per lunghi periodi, consentendogli perciò di distruggere il gruppo e il lavoro svolto. Altrimenti può operare in modo da essere percepito come aderente alle necessità aziendali, così da potersi permettere di giocare il proprio gioco di annichilimento in piena luce, ponendo gli altri nelle situazioni di non poter dire o fare nulla al prezzo di essere loroidentificati come fonte di problema.
Ha bisogno degli altri (le vittime) e la sua attività di distruzione si svolge con il concorso involontario ma necessario del gruppo, compiacente o paralizzato. Riesce a individuare gli alleati, i succubi, e a designare alcuni come traditori, incapaci e aggressori, in modo da spostare la causa delle disfunzioni all'esterno di sé. Si giova del tacito consenso, della banalizzazione, del pressapochismo, della confusione dei valori e dell'individualismo per rafforzare il suo potere e liberarsi di quelle (poche) persone che lo percepiscono quale veramente è.


da: Psicologia Contemporanea Nov-Dic 2011
Il titolo dell'articolo: Leadership malata
Autore: Andrea Castiello d'Antonio.




2 commenti:

  1. Vivo chiaramente una situazione identica!!!!
    E' logorante !!!L'unica vera forza sono i colleghi che hanno capito con chi hanno a che fare e fanno coalizione
    ma per quanto concerne il lavoro anzichè produrre 100 produci 10

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    1. Credo sia un problema molto diffuso. Le organizzazioni di solito presuppongono e predispongono soluzioni che non tengono conto di fattori determinanti: primo tra tutte la qualità e lo spessore delle persone mattone fondamentale della costruzione di una filosofia positiva.

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